R U-Mail è un articolo che ho scritto per l’U-Mail. Nel 1999, all’interno della rete di teatranti “Linea Trasversale” cominciò a girare l’U-Mail (Underground-Mail), inconsapevolmente una sorta di social ante litteram: cominciammo a scriverci delle lettere che poi venivano aggiunte in un plico che veniva fotocopiato in qualche esemplare e rispedito. Un meccanismo che naturalmente dopo poco si inceppò e si esaurì.

R U-Mail

Caro Claudio, ho letto la tua u-mail, due volte, e sono rimasto perplesso ma contento, non credo invece che sarà apprezzata da molti destinatari.

Mi ritrovo sicuramente in uno stato d’animo simile, non è in fondo necessario attraversare la shadow line, e poi è necessario mettere in discussione i maestri per far sì che diventino antenati.

Certo sarebbe più semplice cercare di copiare un modo di fare teatro, ma solo contestando il maestro e possibile trovare la propria strada, qualche tempo fa ero angosciato, pesavo che ormai era stato detto tutto, le avanguardie erano esaurite, la rivoluzione fatta: che potevo dipingere di nuovo dopo Klee, Vedova; ………..; una discussione con Ivan sul modo di fare teatro aveva accresciuto la mia angoscia, mi diceva che la strada indicata da Eugenio era quella di fare uno spettacolo dimostrazione di lavoro, autobiografico, ma noi non siamo gli attori dell’Odin!

Mi ritorna invece in mente, leggendo la tua lettera, il titolo del libro di Eugenio: “Teatro , solitudine, mestiere, rivolta”.

Solitudine: se si mettono in discussione i capisaldi, le certezze, il comune modo di concepire le cose si avranno pochi compagni di strada, si perderanno le persone che pensavamo essere le più vicine.

Mestiere: non può che essere il proprio, non è assolutamente possibile cooptare il mestiere altrui, so che è difficile trovarne uno nostro.

Rivolta: solo nell’istante in cui ci si ribella al maestro si può iniziare a trovare la “nuova strada”, forse la si trova, forse no, si deve avere la coscienza, l’incoscienza di provare.

Si deve avere la necessità, l’impellenza, per mettersi in gioco così.

La strada sarà lunga ma se non se ne vede la fine quantomeno l’imbocco sì.

Un abbraccio

Fabio